Distrofie Corneali

Le distrofie corneali sono un gruppo di malattie degenerative a carico della cornea, che è la lente più importante e più forte dell’occhio, è quel pezzettino di tessuto trasparente che noi vediamo per primo. La cornea ha come caratteristica quella di essere trasparente: se qualche cosa la danneggia e ne porta via la trasparenza si ripercuote sul paziente, sulla sua qualità visiva.

Le distrofie corneali sono fondamentalmente di tipo superficiale, intermedio e profondo. Le distrofie corneali profonde sono quelle che maggiormente interessano il paziente perché sono le più comuni e soprattutto vanno ad attaccare quello che è l’endotelio, che è la parte interna della cornea, è quel tappeto di cellule che riveste la parte interna della cornea stessa e che, praticamente, ne determina la vita. Il metabolismo della cornea viene dato da queste piccole celluline che rivestono l’interno; queste cellule dell’endotelio corneale sono nella misura di circa 3000 cellule per millimetro quadrato alla nascita e hanno la caratteristica di rigenerarsi molto male, cioè se vengono uccise o distrutte non si riformano. Ecco quindi l’importanza dell’esame e della microscopia endoteliale nell’andare a visionarle, contarle e giudicarle dal punto di vista morfologico, e soprattutto vedere se si accompagna a un normale decadimento della quantità di queste cellule anche la presenza di una distrofia, cioè al posto delle cellule si formano delle isolette in cui le cellule stesse praticamente non ci sono.

Questa è la tipica distrofia endoteliale, detta anche “cornea guttata”, in cui si formano queste micro goccioline, che sembrano delle micro goccioline di cera, sulla parte interna dell’endotelio.

È importante riconoscere questo tipo di patologia non tanto perché può portare via la vista in maniera repentina, perché è un processo molto lento che di solito nell’arco della vita non riesce a portare via completamente la vista, ma è molo importante riconoscerla perché, vista la quantità di interventi di cataratta che vengono fatti nel mondo occidentale e quanto presto la cataratta viene operata, la distrofia cornale va collocata all’intento dell’intervento di cataratta. Cosa vuol dire? Una volta si diceva al paziente che aveva una distrofia dell’endotelio corneale “più avanti fai la cataratta meglio è”, perché ben sapendo che l’intervento di cataratta distrugge una parte di queste cellule endoteliali che sono già malate, l’intervento di cataratta veniva procrastinato e allontanato il più possibile nel tempo.

Al giorno d’oggi è esattamente al contrario, perché le tecnologie che abbiamo a disposizione, tra cui i materiali viscoelastici che difendono l’endotelio corneale durante l’intervento di cataratta, le moderne tecnologie con i facoemulsificatori a ultrasuoni e i femtolaser, sono tutte tecnologie che consentono di eseguire un intervento di cataratta con un danno per l’endotelio minimale, ossia: si fa l’esame prima dell’intervento di cataratta, si contano le cellule endoteliali, si rifa l’esame e dopo l’intervento di cataratta si può arrivare ad avere una perdita di cellule endoteliali minima, magari anche soltanto di 100/200 cellule per millimetro quadrato.

Questo è molto importante perché serve a garantire al paziente la possibilità di avere il proprio endotelio corneale a disposizione per tutta la vita; quindi in presenza di una distrofia dell’endotelio della cornea, questa va seguita con le macchine che abbiamo a disposizione, la microscopia endoteliale va eseguita a ogni visita oculistica e le cellule endoteliali vanno controllate. Nel momento in cui si vede che c’è un inizio di cataratta o una cataratta che comincia ad avere una certa consistenza, in presenza di una malattia delle cellule endoteliali la cataratta stessa va assolutamente tolta, con tecniche moderne, in modo da salvare il più possibile le cellule dell’endotelio.